Inizio subito col dire che la salute dovrebbe essere un nostro diritto fondamentale e, in quanto tale, dovrebbe essere garantita per legge, dunque dallo Stato che dovrebbe avere a cuore la nostra qualità della vita riducendo, se non eliminando, le condizioni di bisogno e di disagio.
Si sarà notata la sequela del condizionale e, alla luce di come stanno le cose, mai tempo verbale è stato più appropriato (purtroppo!).
Non più di qualche settimana fa, a conferma di altre analoghe dichiarazioni raccolte personalmente, ho ancora una volta sentito l’affermazione di un’anziana signora che, intervistata all’uscita di una farmacia, con rassegnazione e sconforto manifestava il peso di un costo sanitario, per le sue tasche proibitivo, e concludeva la sua conversazione con l’unica scelta per lei possibile: risparmiare sui farmaci assumendo la metà della posologia prescritta e necessaria per la sua salute.
Ditemi voi come ci si può sentire davanti ad una simile asserzione, quando gli sprechi e i latrocini anche in questo settore sono così evidenti e talmente tante volte denunciati da più parti (impunemente) da far rabbrividire chiunque abbia ancora un minimo di dignità e di libertà umana.
Che i ticket impoveriscano gli anziani e i pensionati è un dato di fatto così come lo è la disuguaglianza sociale favorita da questa odiosa tassa sulla salute che grava principalmente su chi non può permettersi né di curarsi privatamente, né di acquistare i farmaci, al punto da decidere tagli drastici alle proprie terapie; tanto, se non lo fa da sé ci pensa il cosiddetto “Servizio Sanitario Nazionale”!
È svilente e preoccupante pensare che nei momenti più difficili della nostra vita, quelli in cui siamo più vulnerabili – perché anziani, con difficoltà economiche, soli, malati, disabili, abbandonati -, invece di avere sostegno e assistenza, riceviamo solo accanimenti e imposizioni che peggiorano e deprimono la nostra esistenza, in barba al benessere fisico, mentale e sociale, propri del buono stato di salute!
Già da un anno sono cambiate le regole per ottenere l’esenzione dalla quota di partecipazione alla spesa sanitaria per condizione economica, i cosiddetti ticket sanitari, studiati per rendere compartecipi le persone che si rivolgono al Servizio Sanitario per le loro inevitabili necessità (spese mediche, prestazioni diagnostiche, visite specialistiche, ecc.) e non certo per le loro voluttà (certa chirurgia estetica, lifting, ecc.).
Mentre esisteva già l’esenzione per malattia e per invalidità (esoneri il più delle volte parziali), la nuova legge, in sostituzione dell’Isee, colloca, in base al reddito, i nuovi beneficiari di tale sgravio in quattro categorie: E01, E02, E03 ed E04.
Nello specifico, e riportandomi pedissequamente a quanto previsto nel modulo di autocertificazione del diritto all’esenzione dal pagamento del ticket per reddito, sottoscritto dall’interessato (o da chi per lui ne ha titolo) munito di valido documento d’identità e delle Tessere Sanitarie di chiunque richieda l’esenzione, i suddetti codici corrispondono a:
E01: ESENTE PER ETÀ E REDDITO, cittadini di età inferiore a 6 anni o superiore a 65 anni, appartenenti ad un nucleo familiare con reddito complessivo non superiore a 36.151,98 euro;
E02: DISOCCUPATO, appartenente ad un nucleo familiare con un reddito complessivo inferiore ad 8.263,31 euro, incrementato fino a 11.362,05 euro in presenza del coniuge ed in ragione di ulteriori 516,46 euro per ogni figlio a carico (nota bene: si considerano disoccupati i soggetti regolarmente iscritti negli elenchi dei Centri per l’Impiego e che comunque hanno perso una precedente attività lavorativa alle dipendenze);
E03: TITOLARE ASSEGNO (EX PENSIONE) SOCIALE, di età superiore a 65 anni ed i propri familiari a carico;
E04: TITOLARE DI PENSIONE AL MINIMO di età superiore a 60 anni, appartenente ad un nucleo familiare con reddito complessivo inferiore a 8.263,31 euro, incrementato fino a 11.362,05 euro in presenza del coniuge ed in ragione di ulteriori 516,46 euro per ogni figlio a carico.
È opportuno segnalare pure che per nucleo familiare si intende quello fiscale, che comprende: il coniuge non legalmente ed effettivamente separato e le persone a carico per le quali spettano le detrazioni per carichi di famiglia in quanto titolari di un reddito non superiore ad € 2.840,51 (il reddito da considerare si riferisce all’anno 2011);
Inoltre, se si dovesse essere impossibilitati a recarsi presso la sede ASP di riferimento, sarà sufficiente compilare la “Delega alla consegna autocertificazione esenzione età/reddito o disoccupazione e ritiro attestato di esenzione” allegando in fotocopia i documenti di riconoscimento sia del delegante che del delegato.
In merito a tale “scelta” reddituale non posso esimermi dal formulare un mio personale pensiero. È assurdo che chiunque abbia un introito che gli consente appena di sopravvivere, ma è considerato comunque “occupato”, sia costretto a questo tipo di tassazione: tutto questo non servirà certo a garantire ai cittadini il diritto alla salute e alle cure sancito dalla nostra Costituzione, ma porterà inevitabilmente a rinunciare alle cure sanitarie e dunque ad un peggioramento collettivo di vita prossimo all’emergenza sanitaria. Bisogna riportare al centro dell’attenzione i diritti della persona, affinché le condizioni di vita di chi è più esposto e vulnerabile, come i bambini, gli anziani, gli inabili, i senza tetto, e tanti altri ancora, non siano ulteriormente calpestate ma siano vagliate e attenzionate con politiche sanitarie, previdenziali, abitative, di sicurezza e di motilità.
Ci sentiamo smarriti ed abbiamo paura del futuro … non è un caso che gli italiani vendano oro e oggetti preziosi per poter sopravvivere.