È sempre più frequente l’impossibilità o la parziale difficoltà a far fronte al pagamento dei tributi da parte di quei cittadini che, purtroppo, e a volte loro malgrado, versano in condizioni di disagio socio-economico e, tra ritardi e varie, pur cercando di mettercela tutta, non riescono a corrispondere, tra le altre cose, anche le tasse imposte dal Comune di appartenenza.
Alcuni dei tributi comunali sono indispensabili affinché certi servizi (almeno quando questi non siano previsti solo sulla carta) siano riconosciuti ed offerti con regolarità ma, quando il gettito fiscale risulta fortemente parziale e/o ridotto perché non sono state pagate le tasse da tutti coloro che ne hanno il dovere, anche l’erogazione dei servizi ne risente con grave pregiudizio in danno di tutti gli altri che, invece, le tasse – in un modo o nell’altro – riescono a pagarle.
Solitamente, di fronte alle problematicità si cerca di correre ai ripari ma, mentre negli anni passati era più facile avere la solidarietà e l’assistenza anche all’interno del proprio nucleo familiare o della propria parentela che si sostituiva ai doveri di uno Stato (che adesso risulta molto distaccato rispetto ai suoi cittadini ma fervido ed implacabile esattore), oggi, malgrado le numerose associazioni sul territorio, il volontariato sociale e altre forme assistenziali e di conforto, perché si possa godere di un reale e concreto sostegno dobbiamo aspettare che tutto sia scritto e stabilito per legge, non solo per il necessario supporto economico, ma anche per evitare che ogni iniziativa non preventivamente legiferata e normata possa dare luogo ad azioni giudiziarie, ormai nuova fonte di sostentamento per chiunque voglia trovare un vile espediente per sopravvivere (fatta eccezione per i casi di vero sopruso e illecito, che vanno sempre e comunque tutelati).
Ebbene, con lo “Sblocca Italia” e, più specificatamente, con il ”Decreto Legge, testo coordinato 12/09/2014 n° 133, G.U. 11/11/2014”, all’art. 24 è stato stabilito quanto segue:
“Misure di agevolazione della partecipazione delle comunità locali in materia di tutela e valorizzazione del territorio:
- I comuni possono definire con apposita delibera i criteri e le condizioni per la realizzazione di interventi su progetti presentati da cittadini singoli o associati, purché individuati in relazione al territorio da riqualificare. Gli interventi possono riguardare la pulizia, la manutenzione, l’abbellimento di aree verdi, piazze, strade ovvero interventi di decoro urbano, di recupero e riuso, con finalità di interesse generale, di aree e beni immobili inutilizzati, e in genere la valorizzazione di una limitata zona del territorio urbano o extraurbano. In relazione alla tipologia dei predetti interventi, i comuni possono deliberare riduzioni o esenzioni di tributi inerenti al tipo di attività posta in essere.
L’esenzione è concessa per un periodo limitato e definito, per specifici tributi e per attività individuate dai comuni, in ragione dell’esercizio sussidiario dell’attività posta in essere. Tali riduzioni sono concesse prioritariamente a comunità di cittadini costituite in forme associative stabili e giuridicamente riconosciute.”
Tale legge ha previsto, tra le altre cose, il cosiddetto baratto amministrativo per i cittadini bisognosi (e dunque morosi) nei confronti del proprio Comune, cioè una forma di sgravio fiscale solo dei tributi comunali dovuti all’Ente amministrativo di appartenenza, così da sanare la propria posizione debitoria. In cambio, il cittadino interessato dovrà fornire la propria mano d’opera per l’espletamento di lavori socialmente utili: lavori di piccola manutenzione del territorio, del decoro urbano, vigilanza alle scolaresche e/o altro che rientri nelle proprie attitudini e che contempli e completi le esigenze territoriali e logistiche dell’Amministrazione. I modi e termini perché questo si concretizzi sono affidati al Comune che dovrà regolamentare con propria delibera le condizioni e i criteri necessari per poter fruire dello sgravio fiscale di cui sopra.
Come si potrà fruire di questo baratto amministrativo?
Intanto si dovrà verificare che il proprio Comune di residenza applichi o meno tale norma e, se dovesse essere “distratto”, si potrà sollecitare questa iniziativa anche in forma privata, malgrado l’art. 24 della suddetta legge indichi, come destinatari prioritari di tali riduzioni, le comunità di cittadini costituite in forme associative stabilii e giuridicamente riconosciute, non escludendo per questo i singoli individui rientranti nei requisiti di cui al regolamento comunale deliberato ad hoc.
Al momento non sono molti i Comuni che hanno accettato e adottato il baratto amministrativo ma, conoscendo l’esistenza e soprattutto il valido obiettivo di questo strumento inteso ad alleggerire il carico fiscale per le persone meno abbienti o in momentanea difficoltà economica che non vogliono essere tacciati di evasione fiscale, ogni individuo o associazione potrà invitare la propria amministrazione a seguire dei buoni esempi di vivere civile e di sostegno ai propri concittadini.
Mi rimane comunque qualche perplessità sulla circostanza che i requisiti per l’accesso a questo sgravio dei tributi comunali siano decisi solo ed unicamente dalle singole amministrazioni e che, di base, non vi siano delle direttive comuni e inderogabili dettate per legge che, in merito, rimane vaga.
Sappiamo purtroppo che alcune realtà, quelle piccole soprattutto, gestiscono la cosa pubblica quasi fosse un proprio orticello, e non vorrei che i requisiti fossero individuati ad personam e cuciti in modo quasi “sartoriale”, escludendo chi non rientra nelle grazie ora di questa ora di quella Amministrazione. Ho già letto qualche regolamento in merito pubblicato su alcuni Albi Pretori e, da una prima occhiata, non mi pare seguano una linea guida, soprattutto in ordine alla comprovata difficoltà economica, alla redditualità minima per la concessione dello sgravio sopra detto e a tanti altri elementi.
Inoltre, a rischio di processare le intenzioni, mi auguro che non si “escogiti” nulla di socialmente utile che tale non è, e che non si vada oltre quelle attività che lo spirito della legge individua “in relazione al territorio da riqualificare […] e in genere la valorizzazione di una limitata zona del territorio urbano o extraurbano”. Non è inusuale che anche in alcuni ambiti comunali un’attività venga eseguita da un solo operaio ma presenziata da più coadiutori, che tutto fanno tranne che prestare il loro lavoro e questo, se recepito in questi termini, si tramuterebbe in un danno per gli altri cittadini!
Spero che una lodevole iniziativa non venga vanificata dai soliti interessi di pochi e/o da propagande elettorali e che a beneficiare siano veramente gli aventi diritto e non i soliti sciacalli, comunemente detti “furbetti”, che tali non sono.
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