È tempo di iscrizioni: università telematica … perché no!

Il momento di decidere cosa si vuole fare nella vita e cosa si vuole dalla vita non ha tempo, ma in alcuni casi ha delle scadenze da rispettare: come i termini dell’iscrizione a scuola.

Ovviamente non alludo ai primi anni di scuola, ma a quella secondaria di secondo grado, che già dovremmo scegliere di frequentare consapevolmente perché sentiamo più vicina alle nostre aspirazioni, attitudini, motivazioni, speranze, aspettative e, nel caso dell’università, anche più rispondente alle nostre disponibilità di tempo e finanziarie, queste ultime fortemente in discussione non solo per le rette da pagare e i testi da acquistare, ma anche per le distanze che, a volte, pur non riconoscendo il diritto a fruire di eventuali case degli studenti per quelli fuorisede (perché non abbastanza distanti dall’Ateneo), necessitano di altre misure, come doversi trasferire in un alloggio in sede che consenta di poter frequentare i corsi agevolmente.

Purtroppo, mentre da un lato si recupererebbe il tempo per raggiungere il plesso universitario, dall’altro si incrementerebbe il dispendio economico che, sia che si tratti di spese di viaggio che di affitto, incidono senza ombra di dubbio sulla personale opportunità di scegliere se nelle condizioni di poter studiare o meno.

A questo punto, visto l’avvento delle università telematiche, la cui offerta formativa è ormai estesa su quasi l’intero territorio nazionale con diversi indirizzi di laurea e, soprattutto, il cui titolo è legalmente riconosciuto al pari delle lauree conseguite nelle università tradizionali, mi sono chiesta: perché no? E per dare una risposta prima di altri a me stessa, ho cercato di capire cosa c’è dietro e dentro questo innovativo metodo di studio.

In Italia le università telematiche riconosciute dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sono undici e si possono trovare nel Portale di tutte le università italiane on line.

Sembra che, malgrado gli sforzi di queste undici università telematiche, tra le quali vige un prevalente carattere di concorrenza e non certo alleanza a fare meglio ed offrire di più, il numero degli iscritti sia sconfortante, addirittura l’1% della popolazione studentesca universitaria nazionale, tanto da aver spinto l’attuale ministro dell’Istruzione ad “indagare” sui motivi che determinerebbero questa “cautela” nella scelta dando mandato ad una specifica commissione di studio che dovrà approfondire il mondo delle università telematiche.

Io non conosco il mondo delle università telematiche, ma conosco quello delle università tradizionali, almeno di quelle del mio territorio: scoraggianti. Degli esempi? La segreteria degli studenti raramente nello stesso plesso universitario; aule per seguire le lezioni quasi mai dentro la stessa facoltà; distanti da quest’ultima e tra loro anche diversi chilometri e spesso (leggi pure sempre) non raggiungibili da mezzi pubblici che, se presenti, non hanno alcuna sincronia con gli orari di lezioni che, cosa non trascurabile, capita che si susseguano nonostante si tengano in sedi diversi. Questo tour de force vale per chi abita nella stessa città in cui frequenta l’Università; per i fuorisede è quasi proibitivo riuscire intanto a raggiungere per tempo le aule sparse per la città e, raggiunte queste, riuscire pure a seguire le lezioni fissate per le 8 di mattina. A meno di non fruire di crediti formativi anche per le prestazioni fisiche agonistiche, diventa un vero e proprio inferno. A questo punto non rientra più nelle scelte decidere di alloggiare nella città in cui sorge l’università, ma nelle inevitabili necessità, pena l’esclusione dallo studio.

Ho letto in più occasioni che dai rapporti del CNVSU (Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario) sono emersi diversi dubbi sulla bontà della formazione dell’università telematica, tanto che la riluttanza ad iscriversi è maggiore per chi ha avuto un voto di maturità alto, come se chi non ha avuto la “fortuna” (e non la preparazione) di averlo elevato possa o debba optare per uno studio meno quotato dimenticando che le strutture universitarie telematiche sono accreditate da un “Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca”, Ministero DI TUTTI, ovvero che deve garantire la stessa offerta a chiunque abbia voglia di studiare pur non potendo rinunciare a lavorare e pur non avendo l’etichetta del centista alla maturità.

Se il Ministero è consapevole che, così com’è regolamentata, la materia presenta delle lacune e pertanto un crollo delle immatricolazioni, sarebbe più giusto che corra ai ripari magari dando più spazio a quelle statali o creando nuovi spazi e diversa formulazione per quelle telematiche. È così difficile ritenere una mente degna di essere tale indipendentemente dall’aver conquistato la propria laurea in atenei più o meno prestigiosi? Vale più chi può esibire un titolo di studio o chi sa applicare quel titolo di studio?

Personalmente penso che le università telematiche, rispetto a tante università statali, escludendo forse le private (ma per pochi eletti), siano solo oggetto di una campagna denigratoria e, soprattutto, mistificatrice: la qualità dello studio non è messa in discussione e il conseguimento di una laurea online ha lo stesso livello di difficoltà di quella conseguita tradizionalmente; piuttosto ci sarebbe da fare il dovuto distinguo con quella che apparentemente potrebbe sembrare acquisita, ma nella realtà è stata solo “ottenuta”.

Inoltre, non vedo il motivo per il quale debba essere negato il diritto allo studio anche a chi ha già famiglia, è genitore o lavoratore o solo con delle difficoltà a spostarsi (come un portatore di handicap, che sappiamo bene tutti non avrebbe come gestire, a meno di non dipendere totalmente da un accompagnatore, un andirivieni come quello che ho indicato sopra). Invece, con l’ausilio di una connessione internet , un account e una password, peraltro ormai previsti pure per gli studenti universitari “tradizionali”,  ha a sua disposizione uno spazio telematico in cui muoversi, con il materiale di apprendimento a disposizione per poter studiare, confrontarsi con i docenti, con altri studenti e altro. Può decidere, tramite il sistema di apprendimento a distanza e-learning, di studiare quando può, negli orari più comodi, ottimizzando il tempo dedicato all’apprendimento e ottenere i medesimi risultati forniti dalle università tradizionali con meno dispendio economico, di tempo e, a mio avviso, di qualità, per non parlare delle file presso le segreterie distribuite qua e là.

Speriamo che l’iniziativa del Ministro nell’istituire una Commissione di studio che affronti le problematiche relative alle Università telematiche, possa finalmente porre fine a tutti quei luoghi comuni che finora hanno oscurato un valido strumento di apprendimento e di conseguimento di quel titolo agognato e a volte anche necessario per l’accesso al mondo del lavoro.


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