Il 17 dicembre 2012, giorno di scadenza del saldo IMU, sono andate in onda, piò o meno nella stessa fascia oraria, su differenti reti televisive (una pubblica e una privata), due trasmissioni in diretta, rispettivamente dal titolo “La più bella del mondo” – uno show del comico toscano Benigni dedicato alla Carta italiana – e “Quinta Colonna” – programma settimanale di informazione condotto da Del Debbio che, nell’occorso, si interrogava su come sarà il Natale per gli italiani e sulla destinazione della loro tredicesima (per chi ce l’ha ancora).
Il programma “Quinta Colonna” prevede di solito dei collegamenti in diretta con alcune Piazze d’Italia e, anche il 17 c.m., questi sono stati effettuati con Monza e Roma dove i presenti, persone semplici che espongono e urlano le loro preoccupazioni e difficoltà quotidiane, hanno la possibilità di portare a conoscenza di chiunque abbia ancora intenzione di “vedere” (e non solo di “guardare”, oltre che di “ascoltare” piuttosto che “sentire”), il reale stato di abbandono in cui versa questa Nazione e il disinteresse per i suoi cittadini, quelli comuni intendo, non certo i cosiddetti privilegiati.
Come ormai accade da tempo, il giorno dopo la messa in onda di alcune performance cult, si fa il bilancio del gradimento, dello share, degli ascolti, ecc. enfatizzando, a prescindere e indipendentemente dai contenuti, quello che “stravince” sugli altri, e anche per lo show del 17 scorso è stato riportato il suo apprezzamento, stante che la sua visione è stata gradita da oltre dodici milioni e mezzo di spettatori, con una percentuale pari a circa il 44% dello share, ecc. ecc. Tra tanti numeri e percentuali, però, meno risalto è stato dato al compenso sborsato dalla Rai al comico, perché “qualcuno” ci leggesse e “spiegasse” la Costituzione Italiana. Siamo veramente così mal ridotti?
Io, personalmente, quella sera la Costituzione Italiana ho avuto modo di ripassarla nelle parole del sig. Salvatore – collegato insieme ad altri concittadini in diretta dal Centro Anziani Nuovo Tiburtino di Roma nella trasmissione “Quinta Colonna” – quando, con dignità ma anche con evidente dolore, ha espresso un ragionamento da lui definito “piccolo piccolo”, evidenziando che, mentre si parla di numeri grandi, lui aveva da dire su numeri troppo piccoli e, con un’espressione del volto che ancora oggi ho impressa nella mente, ha gridato: «L’articolo 4, 14, 21, 24, 28 e 54 della Costituzione mi sono stati estirpati, io sono un anno che non ho stipendio, acqua, pensione, lavoro e salute, e il resto me lo stanno togliendo, quello che ho costruito da una vita». Salvatore è un coltivatore diretto, senza reddito e disoccupato, costretto a nutrirsi e sostentare la sua famiglia con solo ciò che riesce a produrre zappando la terra. La parte che lo interessa è al minuto 1:42:27 circa del filmato (link all’intera puntata).
Beh, che dire, non c’è show che tenga e non c’è comico che possa riassumere al meglio i valori disattesi di una Costituzione Italiana il cui spirito doveva essere fondativo dello Stato Italiano: noi tutti.
Tutto questo mi ha riportato alla mente un famoso discorso di Piero Calamandrei rivolto nel 1955 ad alcuni studenti milanesi sui princìpi della Costituzione Italiana e della Libertà e mi hanno colpito, allora come ora, alcune sue parole che vorrei riportare qui di sèguito perché si distingua la spettacolarizzazione dal fondamento della Costituzione:
La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. È un po’ una malattia dei giovani l’indifferentismo. «La politica è una brutta cosa. Che me n’importa della politica?» … In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie. Sono tutti sfociati qui in questi articoli; e, a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane…
In un momento in cui la sobrietà ci viene imposta e richiesta da più parti, mi domando perché tanto spreco e, ancora più, mi chiedo perché tanta enfatizzazione a tale dispendio. Siamo ancora capaci di indignarci noi italiani o l’indifferentismo imputato ai giovani da Calamandrei ha contagiato tutti, giovani e meno giovani?