L’arrivo di un figlio, quando questo è desiderato e frutto di un amore, è sempre un evento straordinario e, in quanto tale, anche le spese non mancano.
Ci si rende subito conto che oltre all’amore, alla premura, all’affettuosità, sentimenti che nascono dal profondo di ognuno di noi e che fortunatamente non dipendono dalla propria condizione sociale, bisogna provvedere anche al più materiale sostegno di quel piccolo essere che dipende completamente da noi e da ciò che siamo in grado di assicurargli.
Non in tutte le realtà, purtroppo, è possibile garantire tutto questo, più che mai oggi nella difficile situazione economica che stiamo vivendo.
Voglio pensare sia stato anche questo lo spirito con il quale il Governo ha prorogato, per il triennio 2012/2014, alcuni interventi a favore della famiglia, rinnovando il “Fondo di credito per i nuovi nati” per i bambini venuti al mondo o adottati negli anni 2012, 2013 e 2014.
Questa iniziativa, istituita nel 2009 con Decreto legge n. 185/2008 presso il Dipartimento per le politiche della famiglia, è nata per consentire alle famiglie interessate dalla nascita o dall’adozione di uno o più bambini, costretti ad affrontare nuove spese, di poter chiedere e ottenere per ogni figlio un prestito a tasso agevolato, di non oltre 5 mila euro e da restituire entro 5 anni, senza alcuna limitazione di reddito e utilizzabile per qualsiasi spesa.
Il finanziamento, erogato sotto forma di prestito personale, dev’essere richiesto con opportuna domanda, direttamente alle Banche o ad altri intermediari finanziari che hanno aderito all’iniziativa, entro il 30 giugno dell’anno successivo alla nascita o all’adozione del bambino (per esempio: per un bambino nato nel 2012, la richiesta va inoltrata entro il 30 giugno 2013 e così via). I soggetti destinatari della norma sono anche i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti.
Il credito in questione risulta conveniente in quanto:
- lo Stato, tramite il fondo, funge da garante, poichè ha preso l’impegno con le banche di saldare eventuali insoluti da parte del debitore, fino al 50% dell’ammontare del finanziamento. Ma la presenza della garanzia non esonera chi ha ricevuto il prestito dalla restituzione del debito, pertanto, nei confronti del cliente moroso, saranno intraprese le ordinarie procedure esecutive per il recupero di quanto dovuto;
- le banche, forti di questa garanzia, hanno potuto assicurare dei tassi di interesse agevolati e, comunque, a un tasso annuo effettivo globale (TAEG) fisso non superiore al 50% del tasso effettivo globale medio (TEGM) sui prestiti personali in vigore al momento in cui il finanziamento è concesso, e nulla vieta che ogni Istituto di credito possa anche applicare condizioni più favorevoli (si spera!);
- per le famiglie dei bambini nati o adottati affetti da malattie rare (l’elenco delle patologie considerate tali è definito all’articolo 5, comma 1, lettera b) del Decreto legislativo n. 124/1998) è previsto un contributo aggiuntivo, che riduce ulteriormente il TAEG allo 0,5%;
- in caso di ISEE inferiore a 15.000 euro, la garanzia dello Stato si eleva dal 50 al 75%, facilitando così l’accesso al credito a fasce di reddito che, secondo l’ordinaria politica delle banche, ne sarebbero escluse;
- è possibile estinguere il debito in un’unica soluzione o con rate da stabilire al momento della sottoscrizione del contratto di finanziamento e comunque concordando con la banca o l’intermediario finanziario un diverso termine di restituzione del finanziamento.
Un’ipotesi con rate mensili per 60 mesi rende meglio l’idea dell’importo erogato e della rispettiva rata mensile, anche se maggiori e più aggiornate informazioni possono essere richieste presso le filiali delle banche che aderiscono all’iniziativa.
Per concludere, vorrei aggiungere una mia personale considerazione. Se queste iniziative sono veramente intese ad infondere fiducia e ottimismo nelle persone, mi domando intanto perché la decisione finale in merito alla concessione del prestito è rimessa alle banche che, di solito, non sono così propense a queste forme di affidamento che potrebbero essere influenzate dalla credibilità finanziaria di un cliente, ostacolando così il godimento di un diritto pur se riconosciuto per legge. A mio parere, se la norma prevede che il prestito può essere concesso “senza alcuna limitazione di reddito”, non ha senso che si debba sottostare ad una discrezionalità decisionale da parte di una banca che comunque è garantita. Si rischia di rimanere ostaggio di una disparità di trattamento a volte mossa solo su base putativa.