… da piccolo di solito ti viene detto dopo una marachella, e ascolti quelle paroline senza una partecipazione particolare, tanto sai che di lì a qualche ora o qualche giorno al massimo le riascolterai.
Da ragazzino inizi a subirle come un monito non bene accetto, ma ancora riesci a tenere a freno la tempesta ormonale che ti spingerebbe a reagire e, per cosiddetto quieto vivere, incassi sperando che sia l’ultima volta.
Da giovane invece guai ad alzare un indice davanti ai tuoi occhi brandendolo che si scatena la lite. L’hai procrastinata per anni, l’hai sottaciuta per lungo tempo, ma ora è giunto il momento di dare seguito a tutto ciò che quella frase ti ha scatenato.
Da adulto però, quando vuoi rendere partecipe delle tue emozioni e dei tuoi sentimenti un tuo caro, un amico, o solo un confidente, persone queste diversamente coinvolte o implicate parzialmente, tanto da riuscire a scorgere quei lati oscuri o poco nitidi che si teme possano un giorno farti soffrire (dunque tendenti a metterti in guardia), nel momento in cui ascolti la fatidica frasetta “te l’avevo detto …” ti rendi conto della tua vulnerabilità, del tuo stato d’animo compromesso e, pur avendo voglia di respingere quell’ammonimento, con gli occhi gonfi di lacrime e il cuore a pezzi, puoi solo prendere coscienza del tuo cedimento e dare inizio alla inevitabile riflessione.
Certo non fa piacere dover sindacare su qualcosa che provoca sofferenza altrui, ma il più delle volte proprio l’estraneità ai fatti, distacco non determinato ovviamente da mancanza di affetto o di condivisione, ti permette di cogliere quegli aspetti negativi che altrimenti non riesci a percepire.
Questo è quanto di solito capita a noi genitori nel vedere i nostri figli reduci dal fallimento della loro prima cotta o del loro primo vero innamoramento. Nei loro confronti ci sentiamo inermi e, stante che di solito si cerca di consigliare al meglio, forti della nostra personale esperienza “sul campo”, dovremmo iniziare il periodo del cosiddetto sostegno con un tronfio “te l’avevo detto …”, assumendo il ruolo del grillo parlante che, se confinato ad una favola, risulta anche un personaggio simpatico ma, quando ha le sembianze “umane”, diventa insopportabile e, a dire il vero, un po’ fastidiosi in quella veste si è!
Non si vorrebbe e, a mio parere, non si dovrebbe mai pronunciare “te l’avevo detto …”, ma anche se in forme diverse, il confronto e l’espressione del proprio punto di vista, diverso dal consiglio dispensato a tutti i costi e magari non richiesto, può servire a chiarire oscure forme di sentimenti o solo equivoche scelte che si vorrebbe non aver provato o fatto.