Apprendendo la notizia, che sto per portare anche a conoscenza di chi legge e che ancora forse non lo sa, ho sùbito pensato che, a partire da gennaio 2013, per conoscere il credito del proprio cellulare potrebbe non essere più necessario comporre il numero preposto dall’operatore di telefonia mobile di appartenenza, bensì quello dell’Agenzia delle Entrate. Avendo quest’ultima un quadro completo sia del tenore di vita di ognuno di noi, che di quanto ancora possiamo disporre sul nostro conto corrente – e ora anche sul nostro cellulare -, ne saprà sicuramente di più!
Perché una simile, provocatoria, affermazione?
È notizia relativamente recente l’istituzione del cosiddetto redditometro, uno strumento di controllo che consente al Fisco di ricostruire, simulandolo, il nostro reddito, sulla base delle nostre spese correnti e di una serie di indici prefissati. Sembra sia stato sviluppato con l’obiettivo di contrastare l’evasione fiscale mettendo a confronto il nostro tenore di vita e quanto denunciato fiscalmente. Quando la differenza tra le informazioni relative al reddito dichiarato e le spese effettuate dovesse risultare sostanziale, scatterebbero gli accertamenti.
Quante volte ci saremo fatti (purtroppo non anche i cosiddetti Organi di controllo) delle domande su alcune manifeste discrepanze tra quello che pubblicamente risulta essere un nullatenente e nascostamente un facoltoso? Ora, con questo “misuratore di spese” queste difformità dovrebbero emergere. D’altronde, mi risulta che gli elementi che costituiscono il redditometro sono numerosi (investimenti mobiliari e immobiliari, attivi su conti correnti, titoli finanziari, contratti di fornitura di energia elettrica e gas, possesso di animali domestici, acquisti di beni di valore, abbonamenti ai mezzi di trasporto, se o meno seguiamo attività sportive, circoli ricreativi, istituti scolastici privati, ecc.), non ultimo l’obbligo, sancito dal provvedimento dell’Agenzia delle Entrate n. 2012/10563 pubblicato il 19 aprile, per le compagnie telefoniche che operano sul territorio nazionale, di comunicare, entro il 22 gennaio 2013, attraverso il Servizio Telematico Entratel (già in uso per la trasmissione dei dati contabili che le banche e gli operatori finanziari sono tenuti a inviare all’anagrafe tributaria), i contratti e le nostre spese telefoniche, sia fisse che mobili che satellitari, compreso il credito residuo sul o sui cellulari business e/o privati e smartphone. La comunicazione è prevista anche per i nostri costi per i servizi di connessione a Internet.
È chiaro, a questo punto, e lo ritengo anche giusto, che per ogni utenza telefonica verrà fuori, oltre ai consumi e al residuo credito – sul quale sto stimolando il dibattito -, l’intera cronistoria (nominativo e indirizzo di residenza, estremi contratto, data e numero utenze attivate e chiuse), e chissà che quest’altro tassello non si riveli veramente utile per una sana lotta all’evasione.
In merito a questo, però, nulla avendo da eccepire sui controlli in generale, o più specificamente su quelli fiscali, patrimoniali, del lavoro, ecc., vorrei auspicare, oltre ad un’equa distribuzione delle verifiche, ormai affidata a dei sistemi computerizzati per la loro elaborazione, anche ad una giusta applicazione, stante che l’imposizione è pur sempre demandata ad esseri umani che a volte ne abusano o la usano rispondendo a delle logiche arbitrarie. Vorrei non dover più sentire l’espressione “a campione” nella quale il più delle volte sono annoverati sempre gli stessi “fortunati” alle estrazioni del fisco e mai a quelle del lotto!
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