Faccio una premessa indispensabile per scongiurare ogni fraintendimento sulle mie reali intenzioni su quanto seguirà: amo gli animali, ritengo sia giusto rispettarli e curarli, reputo una forzatura e un gesto egoistico umanizzarli, considero invece ogni forma di soccorso e/o sostegno ad ogni essere vivente un segno di civiltà che non dovrebbe essere disposto da una legge ma dettato da un proprio impulso naturale.
Orbene, torno ancora sul codice stradale, che ultimamente mi sembra una sorta di calderone delle idee abbozzate, monche, frammentarie – in quanto introducono obblighi creando molta confusione e ingenerando fughe in avanti senza conforto normativo – evidenziando che, con decorrenza 27 dicembre 2012, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti inserisce, con un suo decreto attuativo, una importante modifica del Codice della Strada che rende obbligatorio, parificandolo a quello di un essere umano, il trasporto e il soccorso di un animale investito che si trovi in “stato di necessità”.
Intanto, devo ammettere la mia lacuna in merito, tanto che ero già convinta che questa condotta facesse già parte del sentire comune e della propria sensibilità, ma, apprendendo che tale adempimento è ora previsto da una legge, può tuttalpiù confortarmi.
Dico ciò in quanto, molti anni fa, sono stata, mio malgrado, coinvolta in un incidente nel quale ha perso la vita un cagnolino e, senza che me lo imponesse alcuna norma, ho ritenuto doveroso, oltre che giusto, fermarmi e chiamare i soccorsi, stante che ho reputato dannoso per l’animale e rischioso per me, avvicinarmi al cane ferito. Non essendo preparata sul da farsi e, non esistendo in loco alcuna struttura idonea a questo tipo di intervento, quali ambulanze veterinarie e mezzi di vigilanza zoofila, ho telefonato prima al 118 – non certo perché intervenisse un’ambulanza (al momento prevista per gli esseri umani) – per avere informazione su qualche numero telefonico a cui chiedere aiuto (vi lascio immaginare la risposta), poi ho chiamato i carabinieri che gentilmente hanno provveduto loro stessi a richiedere l’intervento della polizia municipale ma, anche con l’ausilio di quest’ultima, non esistendo una struttura che potesse adoperarsi nell’immediato, nel cercare di avere il riferimento di un veterinario presente sul territorio, non siamo riusciti in un tempestivo soccorso che forse avrebbe potuto scongiurare il peggio.
Tornando al provvedimento in questione, emanato con Decreto 9 ottobre 2012, n. 217, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 289 del 12.12.2012, devo aggiungere che ci sono voluti due anni perché si rendesse efficace e dunque applicabile una norma esitata senza preventive regole.
Infatti, l’obbligo di fermarsi in caso di incidente con un animale era già stato sancito nella legge 29 luglio 2010 n. 120 che era entrata in vigore nell’estate del 2010, ma non era stato chiarito nulla in merito ai dettami della circolazione dei mezzi di soccorso privati e pubblici (ambulanze veterinarie, mezzi di soccorso zoofili, ecc.) né sulla definizione del sopradetto “stato di necessità” dell’animale incidentato, ingenerando la solita confusione, come se non ci bastasse quella a cui siamo sottoposti quotidianamente tra scadenze e obblighi.
Leggendo però l’art. 6 del decreto 217/2012, non mi pare sia stato chiarito bene, ancora oggi, cosa si intenda per “stato di necessità” stante che testualmente riporta:
Art. 6 Stato di necessità – 1. Ai sensi dell’articolo 177, comma 1, del codice della strada, un animale è considerato in stato di necessità quando presenta sintomi riferibili ai seguenti stati patologici:
a) trauma grave o malattia con compromissione di una o più funzioni vitali o che provoca l’impossibilità di spostarsi autonomamente senza sofferenza o di deambulare senza aiuto;
b) presenza di ferite aperte, emorragie, prolasso;
c) alterazione dello stato di coscienza e convulsioni;
d) alterazioni gravi del ritmo cardiaco o respiratorio.
Avrebbero fatto prima a scrivere SEMPRE, in quanto mi domando quali competenze veterinarie possa avere un automobilista comune e, in caso di incidente, pure confuso e provato.
Ma la cosa allarmante è che adesso, pur avendo “chiarito” (si fa per dire) alcuni aspetti normativi ed anche leggendo il commento di Gianluca Felicetti, presidente Lav (Lega Anti Vivisezione), e Carla Rocchi, presidente nazionale dell’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), nella parte in cui dichiarano: “Ora le Regioni e i Comuni devono rafforzare i propri compiti di intervento già previsti da altre normative”, mi domando chi e con quali risorse – stante la condizione di assoluto disagio economico e finanziario in cui versano gli Enti in generale e, nello specifico, quelli locali che non riescono più nemmeno a garantire i servizi essenziali, penalizzando, ovviamente, i più sfortunati – debba farsi carico di gestire, oltre che realizzare di sana pianta, un organismo operativo di tale portata.
Nel decreto si parla addirittura delle caratteristiche che dovrebbero avere le vetture del soccorso veterinario, elargisce dettagli, misure, attrezzature ed equipaggiamenti in spregio anche alle recenti dichiarazioni in merito ai tagli alla sanità pubblica, quella rivolta agli esseri umani intendo, quella che dovrebbe garantire anche le semplici ambulanze umane, pure sguarnite di strumenti salvavita e, se tanto mi dà tanto, se uno Stato riesce a disinteressarsi dei suoi simili, come farà ad occuparsi dei suoi dissimili? Come fa di solito: legge applicata … sanzione assicurata!
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